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13NOV25

LE STORIE DI STRADA

La storia di Carlo, che una volta viveva per strada

Il punto di vista di Davide, un educatore


Quando ho incontrato Carlo per la prima volta, viveva in una tenda, nascosto tra i cespugli di un parco. Respirava a fatica, persino piegarsi per allacciarsi le scarpe era un’impresa. Ho capito subito che la strada non era più compatibile con il suo stato di salute. Ma convincerlo non sarebbe stato semplice: la vita in strada ti abitua a non fidarti, a cavartela da solo, anche quando non ce la fai più. Ogni giorno tornavo da lui. All’inizio solo per parlare, poi per accompagnarlo a una visita, per portargli i farmaci, per spiegargli che non era solo. Ho visto la sua rabbia, la sua stanchezza, la sua paura di perdere tutto, anche la vista. Ho visto anche la sua forza, quando accettava di salire in macchina per andare in ospedale, quando firmava un modulo per la pensione, quando mi diceva: “Se non ci fossi tu, io non saprei da dove cominciare”.

 

 

 

Il punto di vista di Carlo


Quando vivevo in tenda, pensavo che nessuno si sarebbe più occupato di me. Mi svegliavo la mattina e la prima cosa che facevo era capire se riuscissi a respirare. Poi è arrivato Davide. Si è seduto di fianco a me, mi ha dato una coperta e ha iniziato a parlarmi. All’inizio non capivo perché si interessasse a me. Mi dicevo: ‘Tanto non cambia niente’. Ma lui tornava, ogni giorno. Mi ha portato dal dottore, mi ha fatto entrare in un posto dove potevo dormire in un letto. Mi ha aiutato a fare i documenti, a riavere la pensione. Quando ho perso un occhio e mi hanno detto che forse perderò anche l’altro, lui era lì. Non mi ha lasciato solo.”