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26AGO25

LE STORIE DI STRADA

La storia di Fulvia, che ha accompagnato Ernesto fino alla fine

Fulvia è una volontaria dell'Unità Mobile di Ronda. È una donna che di giorno lavora e, una volta a settimana, la sera, viene in sede, carica il camper, mette la pettorina e insieme ad altri tre o quattro volontari inizia il suo giro per Milano, andando in cerca di chi ha bisogno di tutto: di mangiare, di parlare, di un riparo e di vicinanza.

 

Durante il giro di Unità Mobile si incontrano tante persone, alcune sere oltre un centinaio. Fulvia si mette a disposizione di tutti; alcune persone si fermano a parlare ed entrano in confidenza, mentre altre sono più schive, preferiscono chiedere un panino e poi allontanarsi. Con il passare del tempo, alcune facce diventano familiari e l’appuntamento settimanale con loro diventa un’abitudine.

 

Tra queste facce, che Fulvia vede tutte le settimane, ce n’è una, quella di Ernesto. Il suo nome non è veramente Ernesto, ma questo non importa. Ernesto dorme su un cartone, sotto ai portici di piazza San Babila, ha poche cose con sé, potrebbe avere intorno ai 60 anni, ma la vita in strada gioca brutti scherzi e forse è più giovane. Tutte le settimane, Fulvia lo incontra e ci scambia due parole; Ernesto sorride, chiacchiera con lei, ha sempre una risposta gentile, non chiede mai niente. Un panino e due chiacchiere, questo gli basta, rifiuta tutto quello che gli viene offerto, non vuole nemmeno il sacco a pelo d’inverno.

 

 

Una sera, però, Fulvia si ferma in piazza San Babila ed Ernesto non c’è.
Questo è molto strano, perché Ernesto è fisso, non va in giro. Fulvia e gli altri volontari perlustrano la piazza, finché non lo trovano, al riparo di una pensilina di un autobus. A quanto pare si è sentito male. Ernesto, che non ha mai accettato nessun tipo di aiuto, questa volta accetta subito quando i volontari si offrono di chiamare un’ambulanza e viene portato in ospedale.

 

Nelle settimane successive, ogni settimana Fulvia controlla se Ernesto sia tornato al suo posto, ma lui non c’è. Contatta l’ospedale per avere notizie e resta sempre aggiornata, fino al giorno in cui dall’ospedale le danno la notizia: Ernesto non ce l’ha fatta.

Fulvia resta molto colpita. Nessun volontario si aspetta che la vita in strada sia facile, o che tutti ne escano indenni, sappiamo che le persone che abbiamo davanti spesso vanno incontro a situazioni dure e complicate. Ma allo stesso tempo ci si chiede se si sarebbe potuto fare di più, se, forse, insistendo, magari Ernesto quel sacco a pelo l’avrebbe preso, e forse, piano piano, si sarebbe lasciato convincere a entrare in un dormitorio, e allora, chissà, forse non si sarebbe sentito male…

I pensieri sono tanti e sono difficili da affrontare.

 

Fulvia da un lato è contenta che Ernesto non se ne sia andato su un cartone al freddo, ma in un letto, circondato da persone che se ne sono prese cura, almeno per gli ultimi giorni, ma allo stesso tempo non si toglie dalla testa l'idea che Ernesto fosse, in fondo, solo. Capisce che non può lasciarlo andare senza che ci sia qualcuno a dargli un ultimo saluto. Deve fare qualcosa lei. Nonostante non fosse più possibile vederlo, perché era già stato portato in obitorio, Fulvia riesce nel suo intento e riesce a portargli un ultimo saluto, da parte sua e di tutti i volontari. Perché nessuno dovrebbe andarsene solo ed Ernesto non sarà dimenticato.

 

Queste sono le parole di Fulvia: “La storia di Ernesto rappresenta una di quelle situazioni che mettono a dura prova chi, a titolo volontario, si occupa di persone senza dimora. La mancanza di strumenti in grado di elaborare con la giusta misura il dolore che si prova di fronte all’impotenza che genera la consapevolezza di voler aiutare chi non è più capace nemmeno di chiedere o accettare aiuto, può far perdere di senso quello che si fa. È rimasta l’amarezza di non avere fatto abbastanza per Ernesto, di non essere riusciti a trovare le parole e le modalità giuste per convincerlo almeno a cercare insieme una possibile via di uscita dalla strada. L’urgenza di voler trovare a tutti i costi il modo di poter dare un ultimo saluto a Ernesto, pur sapendo che questo ormai non avrebbe più potuto cambiare nulla, ha rappresentato la continuità del nostro operato di volontari: creare delle relazioni per ridare alle persone la dignità che ogni essere vivente merita.”

 

Il lavoro del volontario non è semplice. Ci sono momenti belli e momenti difficili da affrontare, ci sono storie che scaldano il cuore e altre che fanno male. Quello che importa e che cambia tutto è metterci il cuore, come fa Fulvia e come fanno tutti i volontari di Ronda.

 

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