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14DIC20

LE STORIE DI STRADA

La storia di Daniele

La mia esperienza in Ronda ha inizio alla fine di settembre 2018 e nasce dal desiderio, trasformatosi in pressante esigenza interiore, di rientrare nel mondo del volontariato proprio in un settore, quello delle persone senza dimora, al quale spesso avevo pensato negli anni passati a svolgere servizio in altri ambiti. I “barboni”, nella versione più edulcorata “clochard”, sono ovunque intorno a noi, ma è come se non esistessero; abituatici a vederli come parte del paesaggio cittadino più degradato, assuefatti dal brutto che ci circonda, ormai consideriamo normale che ci siano persone che non hanno un tetto sopra la testa, che vivono in una tenda, che non hanno un letto, un bagno, una casa, un medico, un amico, una dignità.

 

E allora cosa accade? Accade che fa capolino nella nostra esistenza una brutta bestia: l’indifferenza. Senza nemmeno accorgercene sprofondiamo nell’indifferenza: passiamo oltre quando ne incrociamo uno con i suoi pochi averi stipati in sacchetti di plastica e in zaini usurati dalle intemperie, guardiamo altrove quando vediamo una mano tesa per chiedere qualche spicciolo, oppure ignoriamo un essere umano buttato per terra come un sacco vuoto, magari anziano e malato. Spesso non troviamo nemmeno il coraggio di guardare in faccia queste persone, perché ignorandoli è più facile convivere con sé stessi. Io, voi, noi, avremmo potuto essere loro, non avere niente, essere dimenticati, bestie senz’anima. Sarebbe bastato nascere in un’altra famiglia, e il nostro destino sarebbe stato il loro.

 

Ma a chi legge questa mia testimonianza voglio dire: provate a guardarli negli occhi, trovate il coraggio di fermarvi per scambiare due parole, ascoltate le loro storie, tendetegli una mano, e capirete quanti pregiudizi sbagliati si hanno, nei confronti di queste persone. Non potete immaginare quanto possa far bene alla vostra anima portare un aiuto, a chiunque questo sia rivolto. Spesso ci limitiamo al lato economico di queste drammatiche storie, sicuramente importante, dimenticandoci quello umano: l’ascolto, l’accoglienza, il porsi dinnanzi a cuore aperto.

 

 

Nella nostra accogliente sede, ho subito compreso di trovarmi di fronte a un gruppo molto unito e collaborativo, un team in grado di svolgere un “lavoro” veramente molto importante per le strade di Milano: Magda, la fondatrice e presidente di Ronda, gli educatori/assistenti sociali Davide, Michele, Francesca prima e Marzia poi, e i volontari. Seppur tra mille difficoltà, dopo pochi turni con l’unità mobile serale/notturna mi sentivo già parte della grande famiglia. Il forte senso di appartenenza è cresciuto di pari passo con la mia voglia di mettermi al servizio e di trarre insegnamento da chi, con sensibilità, delicatezza e anche professionalità, nelle uscite serali si trova di fronte uomini che la vita per i più svariati motivi ha posto in una dimensione di drammatica emarginazione sociale.

 

La missione di Ronda non è solo prestare soccorso per ciò che concerne i beni essenziali (cibo, bevande, coperte, articoli per l’igiene), ma soprattutto quella di ascoltare e “agganciare” queste persone, di creare una relazione di fiducia, di farle sentire ancora parte di quella comunità sociale a cui un tempo appartenevano, e che le ha in qualche maniera escluse.

Farli sentire non più trasparenti agli occhi della città, “NON PIÙ UNO SGUARDO ALTROVE” (per riprendere il titolo di un evento da noi organizzato per sensibilizzare i cittadini), fare in modo che si possa aprire per loro una porta di speranza su un vita migliore, su un reinserimento sociale, creare un’opportunità: questo è il nostro vero valore aggiunto, questo è ciò che mi ha convinto a pensare di trovarmi nel posto giusto, con le persone giuste, nel momento giusto della mia esistenza.

 

Questo per quanto riguarda l’Unità Mobile serale, ma Ronda è anche un importante Centro Diurno, dove ho avuto la fortuna di poter condividere alcuni importanti lavori con i volontari che operano di giorno. Il centro ospita un numero variabile di persone, tra le 8 e le 15 (in questo momento di Covid purtroppo il numero è ridotto), che hanno già intrapreso un cammino di reinserimento sociale, inviate dai “centri aiuto” presenti sul territorio milanese, che si prendono carico di comprendere quale percorso sia migliore per loro. Nel centro diurno possono mangiare, lavarsi, fare il bucato, ma soprattutto avere una formazione: dalle lezioni di italiano a come scrivere un curriculum e come presentarsi ad un colloquio di lavoro. In Ronda le persone senza dimora trovano professionisti e volontari con cui parlare e confidarsi in caso di necessità, ma anche laboratori e attività didattiche e ricreative, come il teatro, la musica, il calcetto, la creazione di piccoli oggetti artigianali e altro ancora. Oltre ad aiutare le persone senzatetto, Ronda assiste anche una cinquantina di famiglie in difficoltà, fornendo loro mensilmente dei pacchi viveri.

 

 

L'ultima menzione va fatta agli interessanti eventi che qui in sede di tanto in tanto organizziamo per promuovere il nostro lavoro e per sensibilizzare le persone su un tema molto delicato e importante come quello delle persone senza dimora.

 

Insomma, Ronda è una LUCE importante, un FARO LUMINOSO; Ronda è, per la città di Milano e per la sua comunità, un fondamentale antidoto contro l’indifferenza e il pregiudizio.

 

Al termine di tutto ciò non posso esimermi dal dire che un aiuto importante con questo servizio di volontariato in Ronda lo porto a me stesso, alla mia anima inquieta che fatica a trovare un senso a ciò che accade nel mondo; un mondo che è non solo lontano, ma anche e soprattutto intorno a me. Certo sarebbe di gran lunga meglio che non ce ne fosse la necessità: significherebbe vivere in una società giusta, in una comunità ideale, in una sorta di (senza voler apparire troppo filosofico) “Città del Sole”. Ma ahimè la realtà è ben diversa, e quindi credo ci si debba prodigare per inserire un’azione virtuosa all’interno della società, senza la presunzione di pensare di essere migliori o più ingenuamente credere di poter cambiare il mondo. La mia è una goccia nel mare, che porto con il cuore, con passione e serietà.

 

Un grazie sincero e di cuore va a tutti i volontari e agli operatori, agli educatori e agli assistenti sociali: ognuno di loro, in relazione al lavoro che facciamo tutti i giorni, mi ha insegnato qualcosa che mi ha permesso di crescere e che porto dentro come un tesoro da custodire e far lievitare. Mi hanno fatto capire che qualcosa per queste persone si può fare e che, anzi, si deve fare. Grazie a Magda, per avermi aperto le porte del “suo” progetto e con la quale il feeling è stato immediato, e al mio caro amico Davide, detto “il biondo” per la sua folta capigliatura, volontario che con la sua sensibilità, semplicità e dedizione mi ha sostenuto e illuminato nei momenti più impegnativi delle nostre uscite al venerdì. Ma soprattutto un grazie lo devo ai tanti (purtroppo) che ho avuto modo di incontrare per strada, che mi hanno aperto il loro cuore con fiducia e sincerità: con molti ora c’è un rapporto di avviata “collaborazione”, direi di buona conoscenza, con altri invece il legame si è fatto via via sempre più stretto sino a diventare di amicizia vera e propria.

 

Daniele